mercoledì 23 novembre 2011

La crisi dell’ Euro : cessione di sovranità o default ?

L’  Euro è nato senza la necessaria Unione economica, legislativa ed esecutiva dei Paesi che lo sostengono. Il Parlamento e le istituzioni europee sono vuote. Gli attacchi speculativi si dirigono contro una moneta che non è rapppresentativa di una situazione uniforme. Non è espressione di una confederazione, come gli USA o la Svizzera. Non c’è certezza sul fatto che i Paesi più deboli, con alto debito e scarsa crescita, abbiano gli strumenti  finanziari comunitari atti a  supportarli adeguatamente. Negli anni passati, tutti hanno potuto sforare i patti di stabilità, c’è stato lassismo e  impossibilità di sanzionare gli Stati che più hanno sprecato risorse. La Bce non può fare da prestatore di ultima istanza , cioè non può eventualmente stampare moneta, oppure svalutarla, per alleggerire le posizioni delle nazioni indebitate, come può invece fare la FED .  Inoltre non c’è possibilità di controllare e agire direttamente sul budeget dei PIIGS, sotto attacco. L’ Italia ha fatto da cavia e si sono sollevate polemiche per la lettera della BCE al nostro ex governo, gridando all’ intromissione dell’Europa negli affari nazionali. Poi il governo si è dovuto appunto dimettere, senza più una maggioranza: tutti hanno capito che se fallisse  l’Italia,  ci sarebbero problemi anche per gli altri, Germania inclusa, con l’implosione dell’ Euro. Se non c’è un regolamento comune come fa ad esistere una moneta unica?  Bisogna passare ai fatti e ognuno dovrà sacrificare qualcosa per salvare l’ Unione. L’ adozione di Eurobond in parziale o totale sostituzione dei titoli di Stato delle singole Nazioni, ad un tasso di interesse svantaggioso per la Germania e vantggioso per tutti gli altri, sarebbe il prezzo che i tedeschi dovrebbero pagare per evitare di fallire anche loro (con un ritorno ad un marco alle stelle ci sarebbe una caduta verticale delle esportazioni tedesche nell’Eurozona, linfa della crescita di questi anni ). La Merkel potrà convincere i suoi elettori  a bere questo amaro calice  forse solo ad una condizione: se contemporaneamente imporrà che LEuropa adotti una legislazione comune in tema di armonia fiscale e soprattutto di rigore dei bilanci, conferendole un potere effettivo sovranazionale di controllo con relative sanzioni sul budget degli Stati attraverso una serie di vincoli a cui i Paesi inadempienti non potrebbero sottrarsi. E’ chiaro che Italia, Grecia, Spagna e Portogallo Irlanda ecc. non sono già adesso in una posizione forte: possono solo scegliere  tra un default o una cessione di sovranità sempre maggiore; quest ‘ultima varrebbe comunque per tutti, per paradosso anche per i tedeschi, quindi sarebbe qualcosa di democraticamente e collegialmente regolamentato. Non va vista con un intento punitivo a priori ma come uno sforzo comunitario nell’ interesse di tutti. Meglio insomma di una sospensione dall’ Euro che qualcuno paventa : essa  danneggerebbe irreparabilmente chiunque la subisse. Gli italiani ne uscirebbero molto impoveriti, anche nella loro ricchezza  privata, uno dei nostri punti di forza universalmente riconosciuto.  Si spera che Monti, in misione a Bruxelles questa settimana, possa dare un contributo attivo per intraprendere  la via meno dolorosa per tutti. La cosa triste è che i partiti politici non supportano a viso aperto il “lavoro sporco” che il governo dovrà fare nelle prossime  manovre di politica interna  proprio a causa della loro incapacità passata e delle ritrosie avute nel tagliare chirurgicamente i troppi privilegi presenti a tutti i livelli nell’ Amministrazione Pubblica e nella lotta ad evasione e sommerso. Un esercizio non solo formale e di esempio ma realmente utile per non vanificare qualunque nuova richiesta di tasse.

lunedì 21 novembre 2011

Discorso programmatico del governo Monti: un manuale di ciò che andrebbe fatto

Il governo Monti si è insediato e richiede la fiducia al Senato con un discorso programmatico sostanziale e non di facciata, che non richiede applausi ma ascolto. Da tempo non si sentiva la politica parlare nel senso più alto della sua missione. Questa è la classe dirigente che il Paese dovrebbe avere sempre, non cooptata ma meritocratica, e non solo in emergenza. Il programma è un Manuale di ciò che andava fatto e andrà assolutamente fatto: rigore, crescita, equità per impostare anche per i futuri governi in un solo anno, un modo per risolvere i problemi secolari dell’ Italia che oggi la mettono a grave rischio. Non c’è più scelta , non c’è più tempo.

Le cose che ci chiede l’Europa non sono distanti da ciò che fa bene all’ Italia stessa.Monti ha detto:  “L’Europa siamo noi”.

martedì 15 novembre 2011

Domani alle 11 nasce il nuovo governo Monti con lista dei ministri e programma

Monti non  è solo un professore competente e di stile: è un politico con alto senso delle istituzioni e determinato.

OK raggiunto da tutte le forze politiche per la nascita del nuovo governo, eccetto il no della Lega che poco educatamente non si presenta alle consultazioni. Il partito è sempre più arroccato su posizioni fantasiose per spaccare il Paese, dimenticando di aver governato per tre anni senza fare nulla (ricordate cosa ha combinato Calderoli alla semplificazione delle leggi? Nulla. O un federalismo equo ed efficace per tutti?). Comunque ci vuole un’opposizione, meglio allora quella leghista dichiarata che una incognita di franchi tiratori . Dubbi sulle presenze politiche nel governo : Gianni Letta per il PdL e Giuliano Amato per il Pd. Sembra che la politica attacchi Monti per averle usurpato un ruolo , a mio modo di vedere per manifesta incapacità e per la perdita di pezzi di ex maggioranza, ma se non parteciperà direttamente nel nuovo governo, dimostrerà che mentre i tecnici lavorano per l’Italia prendendosi anche la responsabilità di sacrifici, i politici pensano a litigare e a dissociarsi dal governo che di fatto appoggiano. Ormai le case Italia ed Europa bruciano come dimostra il nervosismo dei mercati e ci vuole determinazione per risolvere equamente e con coesione di tutte le forze sociali e politiche i problemi annosi del Paese, finendola con il bipolarismo conflittuale del recente passato governo Berlusconi e di chi vi si opponeva. Attendiamo il Programma.
La crisi intanto dilaga: lo spread francese aumenta quello italiano e’ ancora sopra quota 500, in USA i ragazzi di “Occupy WallStreet” sono stati sgombrati da Zuccotti Park ed in altre città degli States. Non poteva durare.

sabato 12 novembre 2011

L'Italia svolta.Cade il governo.

Silvio Berlusconi si è dimesso al cospetto del Quirinale


Cade il Governo Berlusconi: senza più credibilità nazionale, internazionale e dei mercati dopo aver commissariato l’Italia, negato la crisi e non aver fatto nulla per risolvere i problemi strutturali ed economici dell’ Italia, esponendola più di tutti al rischio default, perchè il problema erano leggi ad personam contro stampa e giustizia, bloccato da un enorme conflitto di interessi illiberale . Adesso si attende un nuovo governo del liberale (stavolta davvero ) Monti che dia il buon esempio, tagli i privilegi e combatta la corruzione, la raccomandazione anti meritocratica, l’evasione  e i conflitti di interesse prima di ogni altra cosa .Ciò richiede che tutti i partiti ci mettano la faccia aasumendosi le proprie resposabilità per l’Italia e l’Euorpa necessitano di una svolta. Poi nel 2013 nuove elezioni con un nuovo sistema elettorale .

Probabile già domani o lunedì il nuovo governo di

unità nazionale a guida Mario Monti

giovedì 10 novembre 2011

Vendola e Di Pietro fanno peggio di chi criticavano? Cioè come la Lega. Per colpa loro governo Monti e Paese intero a rischio


Come si può dire che non si accetta a prescindere un governo Monti di unità nazionale ma si preferiscono le elezioni, con questa legge elettorale, in un momento tragico per l’Italia? Lo sostengono davvero Vendola, Di Pietro come la Lega e i falchi del PdL? Non Berlusconi sembra, ma quanto farà pagare caro il suo appoggio? Non sopporto i No a priori: quando si profila un governo guidato da Monti, persona onesta, competente e stimata nel mondo può cambiare qualcosa. Quella di Sel e IdV potrebbe allora essere una strategia politica per ottenere qualcosa dal nuovo governo e me lo auguro! Infatti ben altra cosa invece potrebbe essere dare il si alla fiducia solo a determinate condizioni: Di Pietro avrebbe la possibilità di dare il suo ok al governo Monti solo se si accettano provvedimenti come il taglio dei costi della politica , le “due legislature al massimo” e “non i corrotti in parlamento” da sempre propagandate. Allo stesso modo Vendola se scendesse dal suo piedistallo veterocomunista che lo rende sempre “puro” ma lo mostra poi sfascista e mai disposto al dialogo, nel momento delle scelte, per il bene del Paese, potrebbe porre alcune condizioni come evitare le “macellerie sociali” piuttosto che opporsi sempre ditinguendosi da tutti, stando alla fine sempre fuori ma non dal governo , dalla realtà della gente. I leader di Pd, il Terzo polo e il Pdl (responsabile con la Lega del casino ingovernabile in cui siamo) mettendoci la faccia devono guidare la discussa orda di “nani e ballerine” in parlamento (e questa sarà la cosa più difficile) a salvare l’Italia tagliando i costi della politica, gli sprechi, i conflitti di interesse illiberali fonte di malfunzionamenti dello Stato, riformando il lavoro, dai precari alla crescita e ridandoci una nuova legge elettorale democratica per le elezioni venture. Troppo facile per la Lega tornare all’ opposizione alla ricerca di una “verginità” , come se non fosse mai stata responsabile dei danni che il governo ha fatto anche  al Nord e agli Enti Locali o delle cose che non ha fatto. La Lega ha dimostrato che sa stare solo all’opposizione: da sempre sa urlare ma non ha mai saputo costruire e governare la realtà. Ora è il momento delle scelte e dei sacrifici: tutti si devono sacrificare a partire da chi ha di più privilegiato e non per meriti, come politici, Trota e Minetti varie.

Commento inviato il 10/11/2011 al programma Servizio Pubblico Live

mercoledì 9 novembre 2011

Berlusconi non si dimette ma promette dimissioni: i btp impazziscono: Nessuno ha più tempo per lui

Berlusconi al Quirinale non si dimette ma le promette solo dopo la legge di stabilita; i mercati lo bocciano ancora, si aspettavano che lasciasse subito, lo spread raggiunge nuovi record oltre 500 punti e rendimenti sopra il 7%. I mercati e l' Europa ma anche il Paese si aspettano un dopo-Berlusconi che non e' stato capace di fare le riforme tanto annunciate in venti anni ed ora urgenti. Oggi il governo Berlusconi ci lascia in eredita' un Paese a cui nessuno crede piu' e per questo commissariato dall'UE e dall'FMI: Complimenti! Colpa della magistratura o dei media a cui non e' stato messo un bavaglio? Non credo proprio. E'necessario un governo di unita' nazionale che faccia le cose importanti, come da tempo sostengono le opposizioni,eccetto invece gli estremi IdV e Sel e la parte del Pdl e Lega aizzate in modo sconsiderato dagli interessi di parte di Berlusconi e Bossi sopra quelli dell'Italia ancora una volta: Le elezioni in questo periodo sarebbero un momento di vacanza dalle attività del parlamento per dedicarsi alla lotta con gli avversari elettorali:cosa assai dannosa in questo momento in cui le scelte vanno adottate e non si puo' perdere altro tempo. Tra Berlusconi e l'Italia bisogna scegliere l'Italia.

domenica 6 novembre 2011

La democrazia e il capitalismo globale. Il fenomeno “Occupy Wall Street”

Voglio rispondere ad un articolo apparso sull’ Internazionale del 4 nov 2011, tratto dalla London Review of Books (qui trovate gli articoli in ITALIANO e INGLESE )  a firma di  Slavoj Zizek (*) nel quale si sostiene, a mio modo provocatoriamente, che in tutta questa crisi la democrazia rischia di risultare il vero nemico.

Che sia un momento storico in cui in nodi vengano al pettine lo abbiamo capito tutti, non solo per l’Italia ma anche per l’ Unione europea e per il mondo intero.

Si capisce che oggi di fatto siamo dominati dal capitalismo finanziario globale, il quale come tutte le cose ha anche creato problemi “globali”, cioè al pianeta intero e ai già  molti che non avevano voce (come gli africani) si sono aggiunti problemi anche per gli occidentali, americani ed europei, che di voce ne hanno di più.  Da qui sono nate le proteste in tutto il mondo, in forme diverse, da quelle arabe all’occupazione di Wall street.

“We are 99%” è il motto degli occupanti di Zuccotti park. Una protesta come  “Occupy Wall Street” non era mai accaduta prima nel Paese che il capitalismo moderno ha creato. Anche se chi protesta in fondo ha più domande e indignazione che risposte da offrire.

Slavoj Zizek ci dice anche che le democrazie nazionali oggi sono lente e inefficaci , inadeguate a rispondere ai problemi che oggi la crisi finanziaria globale pone perché:

1)Ogni democrazia ha una sovranità legislativa sempre più piccola di qualsiasi problema che i mercati globali pongono. Il mercato ha regole e un dinamismo sovranazionale che lo rendono non regolabile da democrazie che questa governace snella sovranazionale non hanno.

Siè visto in ogni summit che si fa, da quelli europei al G20, tutto si conclude sempre con un nulla di fatto. Per esempio, l’attuazione di una legge comune come la Tobin tax sulle transazioni finanziarie (sulla cui efficacia non voglio entrare nel merito) non si riesce ad attuare e comunque i tempi e i meccanismi burocratici sono sempre più lunghi di quelli che l’evoluzione della crisi dei mercati richiede.

Da qui insomma si capisce che mentre già esiste un capitalismo globale maturo non esiste un diritto globale nè l’organizzazioni democratiche preposte ad attuarlo.

2)Le democrazie nazionali sono nate come emanati del modello capitalista nato dalla classe borghese dell’ 800 e da esso traggono sussistenza, ma per questo motivo sarebbero in una posizione di sottomissione (lobbistica) e  non di governance del sistema: allora per poter davvero contrastare i problemi che il capitalismo globale oggi pone  dovrebbero rimettere un discussione loro stesse.

Non sono contro il capitalismo in sé. Il capitalismo in sé non è ne buono né cattivo, solo che non lo si è mai trattato per quello che è , un mezzo e non un fine del sistema sociale umano, e questa è la differenza fondamentale.

Ora Slavoj Zizek dice che la la democrazia è il vero nemico? Io dico fermamente di  no, essa rimane ancora “il migliore tra i peggiori tipi di governo possibile” e alcune libertà (libere elezioni, libertà di stampa , indipendenza della magistratura, rispetto dei diritti umani) non sono poca cosa e le ha garantite meglio dei totalismi passati o di quelli contemporanei.

Semplice a dirsi, difficile a farsi: ma credo che l’unica soluzione che ci rimane non sia distruggere ciò che di buono ha la democrazia ma di cambiarla,di riportarla al  ruolo che le spetta non più per una nazione ma per il mondo intero.

Per superare la crisi serve un evoluzione della democrazia e del grado di responsabilizzazione di ciascuno di noi.

Non si tratta di esportare democrazia e di uniformarci tutti ad unico modello. “Democrazia globale” vuol dire invece che a un certo punto ogni nazione rinuncia ad una parte della sua sovranità per porla nelle mani di un sistema democratico federato globale per rispondere a quei problemi che la crisi globale pone a tutti, che sono sempre di più.

Al movimento “Occupy  Wall street” che ha più domande che risposte, direi: quando chiede la remissione dei debiti del 99% delle persone a cui il debito è stato scaricato a favore del’ 1% restante chiede una cosa per certi aspetti vera, ma non deve dimenticare il fatto che il pericolo del poter non onorare il debito  non sta tanto nel fallimento di qualche banca, ma nel rischio che così facendo si invoglierebbero tutti ad essere ancor più deresponsabilizzati , pensando che allora si possa ricominciare a fare debito all’ infnito, tutti, banche, stati e persone perchè tanto alla fine si viene salvati tutti, senza chiedere niente in cambio. Insomma Si può fare un abuso tanto poi si è condonati.

Senza un assunzione di responsabilità nuova si finirebbe per favorire nuovi atti irresponsabili che hanno creato la crisi stessa: posso sforare il debito quanto voglio ai danni degli altri tanto non mi succede niente, i furbi spendaccioni sarebbero premiati e i responsabili e attenti del consumo del territorio dell energie o dei beni comuni sarebbero fregati.

Chi ha meglio gestito le cose sarebbe declassato e chi ha scialacquato sarebbe premiato con la remissione.

Allora si può assolvere il debito solo per ripartire . E ripartire con un nuovo modello di democrazia globale: assolvere i debiti solo in cambio di leggi e programmi comuni di responsabilizzazione e sanzione globale a cui ciascuno Stato sia tenuto a rispondere.

Alcune cose come l’acqua, il  pianeta, l’ambiente, i diritti e  dignità delle persone degli animali e della natura sono vitale proprietà di tutti e sui quali bisogna avere potere legislativo, di vigilanza e sistemi di controllo comuni.

Si puo salvare il 99% se questo 99% in cambio decide di cambiare strada derogando ad un sistema sovranazionale e democratico , (caro Zizek!), la responsabilità di garantire beni che sono sovranazionali.

Allora l’eccesso di debito, ma anche le condizioni dei lavoratori in Cina o in Africa, la disoccupazione e le condizioni dei lavoratori , il salvare le banche o la gente (sempe che le 2 cose siano in opposizione), la distruzione ambientale causata dalle imprese,  la gestione dei modi di produzione industriale richiedono scelte globali condivise e comuni,. Su questo non ci possono essere uomini o Stati  nemici tra loro.

La Cina non può inquinare come l’Ingjiltera dell’ 800 perché  il sostema economico, le informazioni e le ripercussioni sono globali. Non dico niente di così utopico:

dopo la Seconda  Guerra Mondiale è stato creato l’ONU proprio per  cercare di dare un governo mondiale in cui al più alto livello le diversità giuste e legittime tra gli uomini siano sottomesse ad un bene comune realistico e realizzabile in cui tutti ci si riconosce, uomini uguali e parte di uno stesso pianeta senza vincitori e vinti, reggenti e sudditi, ecc ma ciascuno uguale nel rispetto della sua unicità. All’Onu putropppo manca un vero potere esecutivo, ancora

Il problema delle migrazioni è comune, il problema delle guerre in  Africa è il mio problema già prima che un immigrato venga a casa mia, (ove per altro deve essere il benvenuto ma non nascondiamo il fatto che sia problematica la sua integrazione), allora anche i tedeschi onesti vorranno salvare i fratelli greci il cui governo ha truccato i conti solo se essi acquisiranno un grado di responsabilità  legislativa e sanzionatoria  comune perché avranno capito che aver truccato i conti è stato un problema per i loro fratelli tedeschi che hanno pagato le tasse. Idem per l’Italia. Ogni Stato deve sapere che una democrazia globale non può rimettere i debiti senza un prezzo alto da pagare in termini di responsabilizzazione globale delle persone delle banche e del sistema finanziario, che solo così potrà essere regolato verso fini che non siano solo il guadagno di qualcuno ma il guandagno di qualcuno nel rispetto del territorio e della dignità di tutti.

E quale forma di goiverno abbiamo, noi poveri essseri umani? La democrazia rappresentativa di un mondo unito senza piu nemici o differenze, belle da salvaguardare come biodiversità ma non tali da creare steccati o impedire di trovare una costituzione e l’ossevanza di leggi comuni sulle quali responsabilizazrci e sanzionarci tutti.

L’utopia guida la realtà nella creazione di sistemi di governance realizzabili.  Riascoltare “Immagine” di J. Lennon o guardarsi il film “il pianeta verde” aiuterà a fare i sacrifici per trovare un nuovo modello reale e correggibile in corso d’opera per lo  sviluppo del mondo.

L’Onu era un’ utopia : c’è voluta una guerra e l’olocausto perché divenisse realtà. Sta a noi decidere quanto soffrire: certo è che il dolore non è necessario per fare questa cose, si possono fare anche senza soffrire.

(*) Slavoj Zizek : filosofo e studioso di psicoanalisi sloveno. Il suo ultimo libro è “Dalla tragedia alla farsa. Ideologia della crisi e superamento del capitalismo”-Ponte alle Grazie – 2010

Commneto inviato all’ Internazionale , alla London Review of Books , al movimento Occupy WallStreet e ad Adbusters  il 06/11/2011

sabato 5 novembre 2011

Bersani parla a piazza San Giovanni per la manifestazione del Pd

LIVE Piazza San Giovanni e’ piena: successo della manifestazione del Pd a Roma di fronte alla negazione della realtà della maggioranza. Di fronte a chi nega che siamo di fatto commissariati dall’ FMI e dall’UE, che la crisi non esiste perché i ristoranti e gli aerei sono pieni e che i problemi sarebbero legati al tasso di cambio Euro/Lira troppo sfavorevole, dimenticando il fatto che la lira era svalutatissima ai tempi e Forza Italia negava che i prezzi sarebbero aumentati. Oggi l’ Italia ha perso lungimiranza e credibilità e Bersani sa che l’Italia deve ritornare al suo posto e gli Italiani devono essere rappresentati da persone serie e capaci. Come ha sostenuto Draghi anche Bersani afferma che i problemi finiranno se ogni Paese saprà dall’ interno risolvere i problemi con equità ed esempio, della classe politica,dell’amministrazione pubblica con liberalizzazioni che Bersani ha dimostrato di saper fare garantendo nel frattempo un miglioramento della insostenibile condizione del precariato. Tutte cose che il governo non ha fatto.
Sembra che i numeri della maggioranza inizino a scricchiolare e il Pd vuole farsi trovare pronto per salvare il Paese dal vuoto di credibilità innanzitutto e ritornare a fare le cose che servono al Paese e non quelle che servono a una persona sola per i suoi problemi giudiziari e con la stampa.
E quando Berlusconi si dimetterà lascerà pero i problemi con la differenza che si potrà sgombrare il campo dal populismo per iniziare a risolverli senza aspettare il diluvio universale e guardare in faccia la realtà su imprese,lavoro,finto federalismo.

giovedì 3 novembre 2011

DRAGHI: la prima conferenza stampa da Presidente della BCE.

VIDEO: la conferenza integrale (ing.) Here the first press conference of ECB president Mario Draghi 

Pochi importanti principi della nuova guida di Mario Draghi al governo della BCE. Una continua inflessibile indipendenza, nel solco della credibilità,  stabilità e rispetto dei trattati dell’ Unione Europea. L’ idea di fondo è che la chiave risolutiva della crisi risiede in ogni Stato, soprattutto quelli più esposti alla crisi, che devono risolvere i loro problemi con riforme fiscali , del lavoro (garanzie nella flessibilità per i lavoratori/consumatori) strutturali ed economiche (liberalizzazioni) che nascano dall’ interno delle proprie forze sociali , politiche, ed economiche  per una crescita a lungo termine. Draghi avvisa che un eventuale aiuto proveniente dall’esterno (FMI, BCE stessa ! , Cina, ecc) sarebbe solo temporaneo, problematico e non risolutivo per un’ uscita definitiva di tutta l’ Eurozona dall’instabilità e dalla crisi.

Oggi ha inoltre tagliato  tassi di interesse dello 0,25%.

L’Italia è avvisata : la Bce non continuerà ad acquistare Btp italiani all’ infinito ma lo farà solo per garantire il corretto funzionamento dell’ ordine monetario dell’ Euro di cui la BCE è garante.

 

mercoledì 2 novembre 2011

Napolitano: il Quirinale cerca larga condivisione.

Vista la scarsa credibilità di cui gode il governo italiano il Quirinale cerca delle riforme urgenti e largamente condivise.

Intanto Nichi Vendola  non darebbe la disponibilità ad un governo tecnico , appollaiandosi sui “principi” che già con Bertinotti crearono solo danni.

“L’idea del governo tecnico, di una risposta emergenziale, non risolve il problema: siamo di fronte ad una crisi lunga, strutturale, direi di modello” dice Vendola.

E’ una posizione irresponsabile in questo momento per un politico che deve prendere delle scelte realistiche responsabili nel contesto del momento cruciale per l’Italia.

“Chi sottovaluta questo si prende una responsabilità storica”  ha detto Bersani rivolto alla maggioranza ma anche alla superbia dei “puri” vendoliani.

Basta dunque infarcirsi la bocca dicendo che  la crisi è del modello di sviluppo , quello l’abbiamo capito tutti, basta con la retorica che non incanta. Veda Nichi Vendola  di scendere dal piedistallo “bertinottiano” che alla fine ha creato solo danni e si rimbocchi le maniche insieme alle altre forze di ricostruzione della credibilità nazionale.

Commento inviato a L’Unità il 02/11/2011