domenica 6 novembre 2011

La democrazia e il capitalismo globale. Il fenomeno “Occupy Wall Street”

Voglio rispondere ad un articolo apparso sull’ Internazionale del 4 nov 2011, tratto dalla London Review of Books (qui trovate gli articoli in ITALIANO e INGLESE )  a firma di  Slavoj Zizek (*) nel quale si sostiene, a mio modo provocatoriamente, che in tutta questa crisi la democrazia rischia di risultare il vero nemico.

Che sia un momento storico in cui in nodi vengano al pettine lo abbiamo capito tutti, non solo per l’Italia ma anche per l’ Unione europea e per il mondo intero.

Si capisce che oggi di fatto siamo dominati dal capitalismo finanziario globale, il quale come tutte le cose ha anche creato problemi “globali”, cioè al pianeta intero e ai già  molti che non avevano voce (come gli africani) si sono aggiunti problemi anche per gli occidentali, americani ed europei, che di voce ne hanno di più.  Da qui sono nate le proteste in tutto il mondo, in forme diverse, da quelle arabe all’occupazione di Wall street.

“We are 99%” è il motto degli occupanti di Zuccotti park. Una protesta come  “Occupy Wall Street” non era mai accaduta prima nel Paese che il capitalismo moderno ha creato. Anche se chi protesta in fondo ha più domande e indignazione che risposte da offrire.

Slavoj Zizek ci dice anche che le democrazie nazionali oggi sono lente e inefficaci , inadeguate a rispondere ai problemi che oggi la crisi finanziaria globale pone perché:

1)Ogni democrazia ha una sovranità legislativa sempre più piccola di qualsiasi problema che i mercati globali pongono. Il mercato ha regole e un dinamismo sovranazionale che lo rendono non regolabile da democrazie che questa governace snella sovranazionale non hanno.

Siè visto in ogni summit che si fa, da quelli europei al G20, tutto si conclude sempre con un nulla di fatto. Per esempio, l’attuazione di una legge comune come la Tobin tax sulle transazioni finanziarie (sulla cui efficacia non voglio entrare nel merito) non si riesce ad attuare e comunque i tempi e i meccanismi burocratici sono sempre più lunghi di quelli che l’evoluzione della crisi dei mercati richiede.

Da qui insomma si capisce che mentre già esiste un capitalismo globale maturo non esiste un diritto globale nè l’organizzazioni democratiche preposte ad attuarlo.

2)Le democrazie nazionali sono nate come emanati del modello capitalista nato dalla classe borghese dell’ 800 e da esso traggono sussistenza, ma per questo motivo sarebbero in una posizione di sottomissione (lobbistica) e  non di governance del sistema: allora per poter davvero contrastare i problemi che il capitalismo globale oggi pone  dovrebbero rimettere un discussione loro stesse.

Non sono contro il capitalismo in sé. Il capitalismo in sé non è ne buono né cattivo, solo che non lo si è mai trattato per quello che è , un mezzo e non un fine del sistema sociale umano, e questa è la differenza fondamentale.

Ora Slavoj Zizek dice che la la democrazia è il vero nemico? Io dico fermamente di  no, essa rimane ancora “il migliore tra i peggiori tipi di governo possibile” e alcune libertà (libere elezioni, libertà di stampa , indipendenza della magistratura, rispetto dei diritti umani) non sono poca cosa e le ha garantite meglio dei totalismi passati o di quelli contemporanei.

Semplice a dirsi, difficile a farsi: ma credo che l’unica soluzione che ci rimane non sia distruggere ciò che di buono ha la democrazia ma di cambiarla,di riportarla al  ruolo che le spetta non più per una nazione ma per il mondo intero.

Per superare la crisi serve un evoluzione della democrazia e del grado di responsabilizzazione di ciascuno di noi.

Non si tratta di esportare democrazia e di uniformarci tutti ad unico modello. “Democrazia globale” vuol dire invece che a un certo punto ogni nazione rinuncia ad una parte della sua sovranità per porla nelle mani di un sistema democratico federato globale per rispondere a quei problemi che la crisi globale pone a tutti, che sono sempre di più.

Al movimento “Occupy  Wall street” che ha più domande che risposte, direi: quando chiede la remissione dei debiti del 99% delle persone a cui il debito è stato scaricato a favore del’ 1% restante chiede una cosa per certi aspetti vera, ma non deve dimenticare il fatto che il pericolo del poter non onorare il debito  non sta tanto nel fallimento di qualche banca, ma nel rischio che così facendo si invoglierebbero tutti ad essere ancor più deresponsabilizzati , pensando che allora si possa ricominciare a fare debito all’ infnito, tutti, banche, stati e persone perchè tanto alla fine si viene salvati tutti, senza chiedere niente in cambio. Insomma Si può fare un abuso tanto poi si è condonati.

Senza un assunzione di responsabilità nuova si finirebbe per favorire nuovi atti irresponsabili che hanno creato la crisi stessa: posso sforare il debito quanto voglio ai danni degli altri tanto non mi succede niente, i furbi spendaccioni sarebbero premiati e i responsabili e attenti del consumo del territorio dell energie o dei beni comuni sarebbero fregati.

Chi ha meglio gestito le cose sarebbe declassato e chi ha scialacquato sarebbe premiato con la remissione.

Allora si può assolvere il debito solo per ripartire . E ripartire con un nuovo modello di democrazia globale: assolvere i debiti solo in cambio di leggi e programmi comuni di responsabilizzazione e sanzione globale a cui ciascuno Stato sia tenuto a rispondere.

Alcune cose come l’acqua, il  pianeta, l’ambiente, i diritti e  dignità delle persone degli animali e della natura sono vitale proprietà di tutti e sui quali bisogna avere potere legislativo, di vigilanza e sistemi di controllo comuni.

Si puo salvare il 99% se questo 99% in cambio decide di cambiare strada derogando ad un sistema sovranazionale e democratico , (caro Zizek!), la responsabilità di garantire beni che sono sovranazionali.

Allora l’eccesso di debito, ma anche le condizioni dei lavoratori in Cina o in Africa, la disoccupazione e le condizioni dei lavoratori , il salvare le banche o la gente (sempe che le 2 cose siano in opposizione), la distruzione ambientale causata dalle imprese,  la gestione dei modi di produzione industriale richiedono scelte globali condivise e comuni,. Su questo non ci possono essere uomini o Stati  nemici tra loro.

La Cina non può inquinare come l’Ingjiltera dell’ 800 perché  il sostema economico, le informazioni e le ripercussioni sono globali. Non dico niente di così utopico:

dopo la Seconda  Guerra Mondiale è stato creato l’ONU proprio per  cercare di dare un governo mondiale in cui al più alto livello le diversità giuste e legittime tra gli uomini siano sottomesse ad un bene comune realistico e realizzabile in cui tutti ci si riconosce, uomini uguali e parte di uno stesso pianeta senza vincitori e vinti, reggenti e sudditi, ecc ma ciascuno uguale nel rispetto della sua unicità. All’Onu putropppo manca un vero potere esecutivo, ancora

Il problema delle migrazioni è comune, il problema delle guerre in  Africa è il mio problema già prima che un immigrato venga a casa mia, (ove per altro deve essere il benvenuto ma non nascondiamo il fatto che sia problematica la sua integrazione), allora anche i tedeschi onesti vorranno salvare i fratelli greci il cui governo ha truccato i conti solo se essi acquisiranno un grado di responsabilità  legislativa e sanzionatoria  comune perché avranno capito che aver truccato i conti è stato un problema per i loro fratelli tedeschi che hanno pagato le tasse. Idem per l’Italia. Ogni Stato deve sapere che una democrazia globale non può rimettere i debiti senza un prezzo alto da pagare in termini di responsabilizzazione globale delle persone delle banche e del sistema finanziario, che solo così potrà essere regolato verso fini che non siano solo il guadagno di qualcuno ma il guandagno di qualcuno nel rispetto del territorio e della dignità di tutti.

E quale forma di goiverno abbiamo, noi poveri essseri umani? La democrazia rappresentativa di un mondo unito senza piu nemici o differenze, belle da salvaguardare come biodiversità ma non tali da creare steccati o impedire di trovare una costituzione e l’ossevanza di leggi comuni sulle quali responsabilizazrci e sanzionarci tutti.

L’utopia guida la realtà nella creazione di sistemi di governance realizzabili.  Riascoltare “Immagine” di J. Lennon o guardarsi il film “il pianeta verde” aiuterà a fare i sacrifici per trovare un nuovo modello reale e correggibile in corso d’opera per lo  sviluppo del mondo.

L’Onu era un’ utopia : c’è voluta una guerra e l’olocausto perché divenisse realtà. Sta a noi decidere quanto soffrire: certo è che il dolore non è necessario per fare questa cose, si possono fare anche senza soffrire.

(*) Slavoj Zizek : filosofo e studioso di psicoanalisi sloveno. Il suo ultimo libro è “Dalla tragedia alla farsa. Ideologia della crisi e superamento del capitalismo”-Ponte alle Grazie – 2010

Commneto inviato all’ Internazionale , alla London Review of Books , al movimento Occupy WallStreet e ad Adbusters  il 06/11/2011

Nessun commento:

Posta un commento